domenica 27 dicembre 2009

27.12.09 - Resoconto - Parte 3

Buon Natale a tutti.
Buon Santo Stefano a tutti.

E ora, Domenica 27, mi ritrovate qui a scrivere il mio resoconto.

Qualche giorno fa, mentre stavo a studio, un mio amico mi dice: "Ma sto diario che stai a scrive, cos'è, un desiderio tuo di fare un film o una cosa vera?"
La stessa domanda me l'hanno posta anche altre persone. E la risposta è: "Il Diario è il resoconto e la cronistoria della produzione di un film che si farà", quindi, caro Alex, Caronte si fa! E in seguito ci saranno altri progetti, tra cui anche quello che pensi tu!

Tornando alla storia, eravamo rimasti che io stavo rosicando come un matto sul fatto che un'isoletta piccola piccola riesca a fare una trilogia tanto imponente come Il Signore degli Anelli.
Sono sincero, ho rosicato davvero tanto e rosico tutt'ora. Soprattuto in questi giorni, dopo la notizia che un film trash come Natale a Beverly Hills ha ottenuto la «qualifica di film d’essai» che per la legge Urbani spetta di diritto a tutti i film di interesse culturale e nazionale. Sono anche un pò demoralizzato, ragazzi! Voi non potete quanto lo posso essere, soprattutto dopo quello che ho passato per promuovere la mia sceneggiatura!

La TV pareva un trampolino ideale per poterla promuovere. Lavorare in tv ti da la possibilità di conoscere persone più o meno importanti, più o meno cialtrone e più o meno serie. Ne ho conosciuti tanti, ve lo garantisco e ne sono passate di faccie note nei due posti dove ho lavorato, che dietro il nome si nascondono persone perditempo. Tanto che gli frega: sono famosi, hanno un ruolo garantito comunque e se non lo hanno si danno alla politica... con scarsi risultati! E menomale aggiungerei io!
Ho conosciuto persone che si riempono la bocca con Ho fatto, Ho detto, Sono Stato, ma quando arrivavo al succo del discorso, vedevo facce perplesse, o persone pronte a dire Certo, incontriamoci e parliamone! e poi, quando proponevo loro il soggetto e dicevo loro che avevo registrato tutto alla SIAE, tergiversavano, allungavano il brodo e prendevano tempo.
Forse avrò sbagliato ad aver registrato la storia, ma non voglio vedermela sfuggire dalle mani.
Contemporaneamente, sotto il consiglio di persone amiche, sono andato a fare colloqui con case di produzione più o meno note, e tutti, TUTTI, mi guardavano perplessi. E quando, insieme alla sceneggiatura di Caronte, presentavo il tomo della sceneggiatura de L'Inferno, videvo un sorriso ironico e beffardo spuntare sul viso dei miei illustri interlocutori. Volete sapere quale fu, in somme righe, la risposta? Questi film, riferiti alla trilogia di Dante, non hanno alcuna possibilità di essere realizzati in Italia, perché non sono un target appetibile e comunque nessuno li andrebbe a vedere! E poi vengono eletti a Film d'Essai i cinepanettoni. Ho girato tanto e tanto per trovare uno staccio di produttore, ma nulla!

E intanto, Caronte, arrivava alla terza stesura, perchè, un giorno, affranto e avvilito, mi fermai e misi sul tavolo tutte le cose che avevoo, tutte le persone che conoscevo e tutta la mia cocciutaggine e mi dissi: se io chiamo sto tizio, sto tizio e quest'altro tizio, e poi ci metto sta telecamera e chiedo a mio fratello e a un mio amico di fare le musiche, e io ci metto la fotografia e la regia e cerco di convincere tutti a girare gratis, come con "La Scatola dei Ricordi", magari ce la faccio a fare il film da solo. E così, parlando con una quantità modesta di persone, riuscii a trovare tutti disponibili a fare il mio film. Non mi pareva vero. Iniziai così a scrivere di nuovo la sceneggiatura di Caronte. Ma non mi convinceva più come prima, perchè mancava di qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa.

Un giorno, maledetto sia, una giornalista, mia cara amica, arriva di gran carriera con un foglio stampato in mano e mi fa vedere che in america, quasi tutto lo staff della trilogia cinematografica tratta dai libri di Tolkien, si è riunita e ha creato una casa di produzione per girare una nuova imponente trilogia: Dante's Inferno, Dante's Purgatorio e Dante's Paradiso!
Bip
...
Bip
...
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip

Non respiravo più, ero diventato bianco in volto. Poveretta, Sandra, gli era presa un colpo: pensava che mi stavo sentendo male! E così era, infatti. Mi stavo sentendo male. Sono dovuto uscire dallo studio per prendere una boccata d'aria! Calmatomi un momento, realizzai: Gli americani fanno Dante! GLI AMERICANI FANNO DANTE!!!!!! NOOOOO!!!!!!!!! Entrai in uno stato di apatia e di vegetazione per circa una settimana. Andavo al lavoro per forza di inerzia e stavo tutto il tempo davanti al montaggio, in silenzio, mangiavo con i colleghi stando in silenzio e non partecipavo ad alcuna conversazione, ne a lavoro ne a casa. Lentamente ritornai alla vita e mi venne in mente una cosa, o meglio, una vendetta. Presi in mano la stampa della mia amica, andai da tutte le persone che mi risero in faccia e gli spiattellai davanti l'agenzia stampa! Non vi dico la goduria che ho provato nel vedere l'espressione di incredulità che si andava a formare sul loro volto. A tutti quanti non dissi nulla, se non Grazie per non averci creduto! Mi alzavo e me ne andavo, senza guardarmi indietro.

Mi documentai sulla produzion e della trilogia e vidi che dopotutto lo staff era di grande rilievo e cera anche qualche nome italiano tra i protagonisti e il regista è di origini italiane, tale Armand Mastroianni. Ma ancora non era stato trovato un attore per la parte di Dante.
Mentre che seguivo le notizie sulla produzione, molto scarne oltretutto, me ne feci una ragione e ripresi, mestamente a riscrivere Caronte, dopo tutto ancora c'era il film da girare e la storia non potevano certo rubarmela.

Un bel giorno, poi, arriva Alex, con una proposta quantomai inaspettata: Mi propone di co-dirigere con lui un film autoprodotto e mi spedisce via e-mail un copione molto sconfusionato, senza capo ne coda dal titolo ALBA CHIARA. Io lessi il copione e capii che, nonostante il testo sia molto scarno, aveva le potenzialità di diventare un buon film e accettai di co-dirigelo. Era l'inizio della primavera del 2006.

Ma ve lo dirò al prossimo episodio.

Per ora un abbraccio a tutti e grazie di essere arrivati fino a questa riga.


Lunga Vita e Prosperità…
al Cinema Italiano!!!

venerdì 18 dicembre 2009

18.12.09 - Resoconto - Parte 2

Dopo un pò di pausa forzata, rieccomi a scrivervi le mie disavventure sul film che è difficile da realizzare.

Mi scuso con tutti quelli che mi stanno seguendo, ma il lavoro, come dico io, nobilita, ma porta via un sacco di tempo. Tutta colpa di Babbo Natale!!!! Infatti, a Euroma2, La ImageArtStudio, lo studio in cui lavoro ora, scatta le foto con Babbo Natale insieme a chiunque la voglia fare, dal bimbo appena nato, al vecchietto con l'infarto a due minuti dallo scatto. Io me la sono fatta in posizione ComeSto che poi metterò in gara sul sito.
Non potete immagine la grossa mole di lavoro che si è venuta a creare in questi giorni. Ero a casa il 6 Dicembre, e Enzo, il fotografo, capo della IAS, mi chiama e mi dice: "Dovresti venire una settimana prima perchè ho bisogno di aiuto!" (ero a casa per fare delle visite mediche per via di un forte dolore e isensibilità al tatto alla gamba sinistra). Arrivo a studio e mi trovo Enzo e Federica, la grafica (TVB, ricordatelo) con i capelli dritti! Trovo dei cambiamenti, minimi. Prima su tutti, una lavagnetta co scritti tutte le scadenze: Trovo vari libri di matrimoni da ultimare, copertine di fotolibri di gite ai concerti da fare e incollare e due cose: "Foto E2" e "Libri AnC". Enzo mi spiega che il centro Commerciale Euroma2 (E2) ci ha ingaggiato per fare le foto gratis alle persone e di stamparle e confezionarle per il pomeriggio del GIORNO DOPO!!!! Panico! Ma ce la faremo mai? E le foto? Come sono? Che formato? Su che carta? E rilegate come? Era il 7 e ancora non era nulla di pronto. E dovevamo iniziare il lavoro il giorno dopo! E Arte nel Cuore (AnC)? un'associazione Onlus per i disabili che voglio diventare attori! Tempo addietro avevamo fatto la ripresa dello spettacolo di fine anno della scuola e gli abbiamo fato il libro che facciamo noi. Alla presidente è piaciuto da morire, tanto che, per Natale, ha deciso di regalare dei libricini a tutti i donor che sostengono l'associazione e tutti i dvd della serata. Altro Panico! Il tutto entro il 16. E giù al lavorare a orario continuato, dalle 8.00 alle 24.00 di ogni giorno, sabato e domenica compresi! Naturalmente, io, con il mio dolore che mi trascino appresso, e lo sforzo che faccio per fare le cose, mi ritrovo ora con il dolore anche all'altra gamba e alla schiena, che è tempestata di 12 ernie preziose per tutta la sua lunghezza! FANTASTICO!!!!!

Ed ora eccomi qui, Venerdì pomeriggio, da solo a studio con una strana atmosfera natalizia e un posto vuoto, lì, che mi manca tanto!

Vabbè, ma comunque lo show deve continuare! E continuiamo allora! Andiamo avanti, anzi: Indietro!

Ero rimasto al Gollum!
Era il Gennaio del 2003. Questa creatura enigmatica, che io ho adorato nel libro, finalmente prendeva vita sul grande schermo, dopo che fece una fugace apparizione nel primo film della trilogia de "Il Signore degli Anelli". Come un bambino ch sgrana gli occhi per la meraviglia che prova davanti a un palloncino che vola, io rimasi incantato davanti all'animazione di quel personaggio. Il gollum è una creatura digitale e recita come un attore vero! Io amo quel mostro. In oltre, il film stesso è qualcosa di veramente meraviglioso! Ragazzi... La battaglia del Fosso di Helm è qualcosa di spettacolare, è per me l'ottava delle sette meraviglie! E la doppia personalità del Gollum è da Oscar! Questo film, più del primo, ha segnato per me un punto di svolta nella mia vita artistica, e forse anche nel senso più generale del termine Questo film mi ha convinto del fatto che dove non è riuscito Kubrick, perchè sarebbe stato un film troppo vasto, la tecnologia digitale e i tempi di narrazione possono fare i miracoli. Furbo e saggio è stato Jackson ad assecondare il supremo volere del produttore: ha accettato di tagliare molte scene della storia per il cinema e di rimetterle nella versione estesa in DVD. Queste cose mi hanno aperto un mondo: visto che da quel momento in avanti, fino a un nuovo film, la trilogia ha segnato un nuovo giro di boa, introducendo nuove tecniche di inquadrature, nuovi modi di rappresentare i mondi fantastici e nuove creature in modo eccessivamente reale, perchè allora, vistro che c'è riuscita la Nuova Zelanda, che di certo non è Hollywood, non ce la può fare l'Italia a fare La Divina Commedia? Ok! ci provo! E' deciso!
Ma chi sono io? Fino a quel momento ero solo uno con un bel sogno, qualche cortometraggio all'attivo e un lavoro come montatore in TV. Ok! Iniziamo dalla TV, allora!

giovedì 26 novembre 2009

26.11.09 - Resoconto - Parte 1.5

Prima parte e mezza del mio resoconto.

Perché questa metà in più? Perchè, prima di passare a parlare delle difficoltà che ho incontrato per realizzare sto benedetto film, vorrei spiegarvi gli avvenimenti che sono successi, nel frattempo, che mi hanno portato a una maturazione artistica e pratica.

Ero arrivato al punto di in cui
bisognava trovare il modo di fare il film.
E che ci vuole? Prendi qualche cristiano, lo metti davanti e dietro la macchina da presa, dici ciak, azione, stop, gridi ogni tanto e il gioco è fatto. Mettiamoci pure che sono un montatore di professione... Avete presente il ragazzino di Senti chi Parla, quando vede Travolta che accende l'auto e parte? Più o meno era quella la sensazione che provavo in quel momento. Primo tentativo fallito: non avevo nessuno che era capace a stare su un set. Era il Marzo del 2002. Eppure ero appena reduce di un cortometraggio girato e montato l'estate prima: La Scatola dei Ricordi e, andando a ritroso, Brasile, Così per Caso e Sogni Confusi. Quest'ultimo l'ho realizzato come compito d'esame di fine corso presso
il CST - Centro Sperimentale Televisivo nel Giugno 2000, girato e montato con un bel UMatic (Brrrrr). Così per Caso e Brasile, idem, ma ero a Telecivitavecchia, mentre La Scatola dei Ricordi, beh, quella è tutta un'altra storia: per come lo avevo organizzato e prodotto, pareva una superproduzione. Ho coinvolto una marea di persone tra amici e parenti e il risultato è stato che ho vinto il premio per la regia e per la fotografia, entrambe fatte da me, in un paio di concorsi. Quindi capirete che per quanto ero fomentato da ciò mi buttai a capofitto nella produzione di questo film. Ma siccome la botta era stata grossa, decisi di ridimensionarmi e di attendere di nuovo tempi migliori.

Intanto, iniziai un corso di sceneggiatura e regia nella mia città: un mio amico, che ha ora un piccolo teatro parrocchiale, mi invita una sera alla cena con un regista e attore famoso in italia, accompagnato da un regista che io adoro. Insieme ad altri ragazzi, che sapevo essere aspiranti registi nel panorama cittadino, parlammo di un progetto che questo attore voleva tirare su e mi resi conto che ero tra i pochi eletti a far parte di una selezione accurata per il primo anno di questa Scuola delle Arti. Da lì a un mesetto mi ritrovavo a sostenere un colloquio di ingresso con un il direttore, cioè l'attore, e un regista-documentarista che sosteneva il colloquio. Risultato: sono entrato nell'enturage a tutti gli effetti.

Sono stato assente in qualche lezione per via del lavoro a ReteOro, ma me la sono cavata sempre bene,, tanto che a volte, quando arrivavo tardi alle lezioni, mi trovavo indietro agli altri, ma recuperavo sempre subito e un giorno, pensate, un professore di sceneggiatura, aveva dato un compito a casa: bisognava scrivere una sceneggiatura di un corto dove 2 sorelle litigano perché la minore credeva che la maggiore se la faceva con il proprio ragazzo, ma poi c'è il colpo di scena che spiazza tutti. Io naturalmente non sapevo nulla perchè mancai alla lezione prima e trovatomi senza nulla in mano, presi a scrivere di getto una sceneggiatura su un tacquino. alla fine della pausa avevo pronta la sceneggiatura e, sorpreso, il professore voleva sentirla. Io, imbarazzato, non riuscii a leggere, tanto che lo feci leggere da un mio compagno. Ricordate quando nell'altra lettera vi ho detto che ho un dono nello scrivere direttamente in sceneggiatura? Lo compresi in quel momento. Il professore, alla fine della lettura, si alzò, ando verso il mio compagno che aveva appena letto il mio manoscritto e lo alzò in aria per farlo vedere a tutti: questa è una sceneggiatura con tutti i canoni, disse, ci sono i tre atti, e tre svolte, una più incalzante dell'altra. Se questa storia fosse un film, vincerebbe l'oscar.
Personalmente penso che il professore esagerò un pò troppo, ma la reazione, ve lo giuro, fu immediata. Immaginatevi la scena: appena il professore finì di dire la frase incriminata, tutta la classe si girò verso di me; pareva che si fosse scatenata la III Guerra Mondiale e io ero il nemico da abbattere! E il professore rincarò la dose: quello che avee scritto è troppo introspettivo, filosofico e astratto. Lo spettatore lo tenete incollato alla poltrona con la storia semplice e veloce, altrimenti quello si alza e torna al botteghino pretendendo i soldi indietro. Così si scrive una storia: Semplice, asciutta e schietta mentre agitava il mio tacquino in aria Vi garantisco che volevo sparire. Letteralmente.

Ma non fu solo quello l'episodio che mi convinse che forse un posticino nel panorama cinematografico potrebbe spettarmi. Si avvicinava la fine del corso e, come al solito, arrivai in ritardo nelle situazioni più importanti: era il giorno in cui bisognava decidere chi faceva cosa, per quanto riguardava la realizzazione di un cortometraggio per fine anno scolastico. Io avevo deciso di fare il regista e il direttore di fotografia per il mio e solo il direttore di fotografia per gli altri cortometraggi. Arrivo alla riunione, in ritardo, appunto, e appena il direttore della scuola mi vede dice a gran voce: Ooh, ecco finalmente il regista dell'unico cortometraggio rimasto! E' passato tanto tempo dall'episodio della sceneggiatura e
gli animi si erano ormai assopiti definitivamente, tanto che dopo quell'episodio, ho stretto amicizie e collaborazioni con persone più o meno "dotate" sul piano inventivo. Quel giorno, però, notai dei sorrisetti sotto i baffi eccessivamente mal celati, quando entrai nella stanza. Chiesi scusa del ritardo e mi sedetti. Il direttore mi passò la sceneggiatura e gli diedi una prima occhiata: il titolo era Sonia. Scorrendo velocemente il testo, mi resi conto con sconcerto che era un monologo. Capii subito. Mi toccò la sceneggiatura che nessuno voleva fare, poichè il monologo è la cosa più difficile da realizzare a livello visivo, a quei tempi. Cercai il ragazzo che scrisse il monologo e me lo indicarono. Aveva un'espressione abbattuta, probabilmente, perché messa ai voti, nessuno prese quel testo. Io non potevo fare altro che accettare, visto che era l'unico rimasto disponibile. Compresi, in seguito, che gli attori di nome che si sarebbero prestati per interpretare i cortometraggi erano stati già tutti presi, quindi dovevo usare i ragazzi del corso di teatro. Fortuna volle che il ragazzo che scrisse la sceneggiatura fosse anche uno di quelli del corso di teatro. Meglio di niente, almeno così, pensai, il testo lo interpreta lui stesso.

Facciamo i corti. Sono stati 2 mesi di inferno tra lavoro e set: visto che ero, e lo sono tutt'ora, un patito degli FX, mi chiesero di fare anche da supervisore per una scena davanti a un bluescreen e di occuparmi di un paio di animazioni al computer per un altro corto. Alla fine sono stato l'unico a consegnare il lavoro finito in tempo, mentre gli altri erano ancora chi col girato da selezionare, chi con il montaggio ancora da iniziare.

Una sera, durante la cena di fine corso, in preda all'alcool, il direttore e il professore di regia si rendono conto che tutti i corti stanno messi male e decidono di guardare tutti i lavori quella sera stessa. Saranno state le 11:30 di un venerdì sera. Tutti si guardarono in faccia e dopo qualche titubanza decisero di andare alla scuola e far vedere i propri lavori. Io, per ridurre i tempi di produzione, decisi di montare il corto al di fuori del corso, senza dover aspettare il mio turno di montaggio. Così, mentre gli altri si dirigevano alla scuola, io feci un salto a casa, presi la cassetta del corto e la portai a farla vedere. Ci misi una mezz'ora circa.
Quando arrivai alla scuola, uno dei ragazzi era fuori della porta che fumava nervosamente. Io mi avvicinai a passo veloce e chiesi come andava: sta smembrando e distruggendo tutti i lavori. Stai attento. Non era certo incoraggiante. Quando entrai vidi che stava smontando scena per scena il cortometraggio più importante: Segreti di Famiglia. Vedevo i due registi che stavano in preda alla depressione. Vi giuro, era come vedere la macellazionedi un maiale. Quando si accesero le luci, il direttore mi vide e mi chiese qual'era il mio corto. Gli dissi il titolo e si misero a cercarlo sul Mc, ma io gli dissi che non l'ho montato lì, ma a casa e che avevo portato la cassetta. Sorpresa generale. Evidentemente tutti si erano dimenticati che avevo finito in tempo il corto e il direttore mi chiese la cassetta. Iniziò la visione e mi sentivo di un nervoso... la regista del corto SdF mi prese la mano per rassicurarmi. Un altro mio compagno mi sussurrava: mò comincia, mò si ferma e ti fa a pezzi, ma non si muoveva nulla e la visione continuava. Mi aspettavo che nella rivelazione finale scoppiasse il vulcano ma non fu così. Passarono i titoli di coda e non c'era alcuna reazione ne del direttore ne del professore, mentre il resto dei ragazzi borbottavano increduli tra di loro e io mi guardavo con la mia amica che mi teneva la mano. Si accesero le luci e ci fu un momento di silenzio poi la sentenza del professore: Bello, andiamo avanti! Scoppiò il soffitto dell'aula! C'era chi mi mandava letteralmente a quel paese e altri che si alzavano per andarsene. Giuro di aver sentito anche qualcuno che rimpiangeva di aver rifiutato quella sceneggiatura e che lo avrebbe fatto anche meglio. Il direttore si alzò e a stento riuscì a far calmare gli animi. Spiegò perché era piaciuto il mio corto: nonostante sia un monologo, sono riuscito a far vedere con le immagini il pensiero distorto di una persona, con dei tagli di regia inediti, uno studio della fotografia molto livida e un montaggio frenetico che rispecchia molto bene lo stato d'animo del protagonista. L'unica cosa che non andava bene, se proprio doveva esserci, era che avevo fatto troppi particolari sulle parti del viso, creando un senso di angoscia e fastidio. Io risposi con la battuta che il professore di regia ci ha insegnato a dire in questi casi: E' voluto, e aggiunsi anche che era proprio quella la sensazione che volevo dare. Il direttore, allora, disse la sua pronunciando parole di fuoco che ancora ricordo a distanza di anni: Se Donato porta una sceneggiatura e questo cortometraggio a un produttore, gli fanno fare il film!
Mi ero fatto dei nemici, era ufficiale.

Ma come un film ben realizzato richiede, non poteva mancare il colpo di scena finale.
Era la sera della proiezione di tutti i cortometraggi al cinema più importante della città. Cìerano persone del panorama politico e dello spettacolo della città e qualche invitato illustre. Poi amici e parenti. Il cinema era pieno come un uovo. Mancavano solo Bred Pitt e i suoi Bastardi. Il mio cortometraggio sarà stato il decimo o il dodicesimo. Stranamente, mandarono in proiezione prima quelli con gli attori veri e a cui io partecipai come DOP e FX SV, come Segreti di famglia, In Ritardo per la Vita (a cui alla fine feci anche il montatore, aiuto regista e cameraman), un altro paio che non ricordo e finalmente il mio: Sonia
. Prima del mio corto, il tenore degli altri oscillavano tra il riso e lo sbadiglio (il tema trattato, dopotutto, dava la possibilità di spaziare in tutti i campi: Sarò Padre). Quando iniziò Sonia avevo il cuore a mille. Vedere un tuo lavoro proiettato sul grande schermo, corto o lungo che sia, ti da sempre una emozione fortissima. Mi mancava il respiro e penso di essere rimasto in apnea per tutta la durata della proiezione. Il silenzio era sceso in tutta la sala e si ascoltava solo la voce ansimante del protagonista che monologava. Quando arrivò il momento della rivelazione, sentii delle reazioni sottovoce intorno a me: c'era chi sobbalzava con la voce, come se si fosse spaventato, chi si muoveva infastidito sulla poltrona. Una signora disse: Oddio, l'ha uccisa! In quel momento mi si innondò il corpo di un brivido freddo e capii che avevo colpito nel segno, perchè ero riuscito a far credere una cosa quando in realtà, alla battuta finale la verità era un'altra! E, infatti, alla battuta finale, sentii la gente dire Noo! il tutto nel giro di pochissimi secondi di filmato (quindi 2 colpi di scena in poco più di 30 secondi, un'ottima cosa per un cortometraggio). Avevo vinto! AVEVO VINTO!!!! Alla fine della proiezione, ci fu un'ovazione. E quando salii sul palco, alla fine di tutto, per ritirare l'attestato, quando dissero il mio nome, il regista di Sonia, ci furono gli applausi più forti della serata. Non potrò mai scordare quella sera.

Tornando a Caronte, durante l'anno scolastico, studiai tutti: sceneggiatori, registi, attori, attrezzisti e feci una selezione di persone fidate che, quando sarebbe arrivato il momento, non avrebbero esitato a dire di sì per fare il film. Da quel momento in poi stava a me fare il passo più importante. Trovare il produttore del mio film.
E intanto era uscito il secondo film della trilogia de Il Signore degli anelli, dove viene rappresentato a video il Gollum, il personaggio che mi ha fatto scattare una molla in testa che ha cambiato del tutto la mia vita.

Ma ve lo dirò in seguito.

Per ora un abbraccio a tutti e grazie di essere arrivati fino a questa riga.


Lunga Vita e Prosperità…
al Cinema Italiano!!!

25.11.09 - Resoconto - Parte 1

Ben tornati.

Pensavo di iniziare questa mia avventura con il resoconto della giornata, che è stata alquanto noiosa per voi che leggete, non certo per me che l'ho vissuta (mi sono alzato a buon ora, ho mangiato, ho ritirato le analisi che ho fatto e non mi sono piaciute per niente, quindi sono andato dal mio medico e ho parlato con lui e poi, alle 16.45, sotto ai ferri del dentista: che goduria!!!!!). Invece ho deciso di iniziare questo diario con il resoconto di quanto è successo sul tema da 13 anni fino ad oggi, quindi preparate un bel pacco di pop-corn e un bel bicchierone di aranciata, perché si va ad incominciare!

Tutto ebbe inizio nel lontano Natale del 1996.

Una notte mi alzai in piedi in preda al panico, il cuore mi batteva forte e avevo l'impressione di trovarmi ancora nel mezzo del sogno. C'è da dire che la sera prima avevo mangiato veramente pesante, ma veramente pesante. Era il 24 Dicembre e ci avevo dato dentro. Avevo un metabolismo così veloce che se avessi mangiato un bue l'avrei digerito in una nottata e senza risentirne nella siluette. Ma quella notte no. Era rimasto tutto sullo stomaco: forse era l'inizio del mio cambiamento o forse era il regaletto che Gesù Bambino mi ha fatto per la sua nascita e ora ne sono convinto al 1000%.

Il sogno era strano di per se, ma non così pauroso da farmi svegliare di soprassalto nel pieno della notte, comunque...

E' ricorrente nei miei sogni l'esperienza del volo. Padroneggio con semplicità e mestiere la levitazione e lo spostamento dal punto A al punto B, indipendentemente da quanto essi siano distanti tra di loro, l'accelerazione e la frenata. Mi chiedo come io faccia a simulare nei sogni tale cosa visto che la natura non mi donato la possibilità di volare, contrariamente alla paura del vuoto e delle vertigini. Forse qualcosa si avvicina molto con la padronanza dello spostamento sotto l'acqua di una piscina. Fatto sta che nel sogno volavo, ma non da solo, appunto, poiché ero sopra un elicottero (già ho paura del vuoto, figuriamoci su un mezzo volante). Sorvolavo una zona della mia città, per la precisione lo spiazzo di Viale Giuseppe Garibaldi, dove al posto del monumento ai Caduti per la Patria del torinese Riva, c'era la famosa Statua della Libertà. Strano! Ci giro intorno e atterro.

Uscii dall'elicottero e mi feci un giro intorno: tutto uguale tranne che per la statua. Sentii una voce, mi girai e vidi una mia amica. E' a mille per la felicità perché da lì a pochi minuti avrebbero aperto le saracinesche del cinema per vedere il suo film preferito: Grease! E indicò nella direzione dell'entrata del porto. Io, che stavo ancora davanti alla statua, mi spostai a guardare in quella direzione, perché, pensai, al porto non c'è un cinema e, sorpresa, vidi un muro alto e lungo che copriva tutta l'entrata. Nel muro c’erano delle serrande di negozi. Mi avvicinai al muro, incredulo, e vidi che i gobbi dell'edicola sulla mia destra, riportavano titoli cubitali di avvenimenti alquanto normali ma con nomi che di solito non si usano per le persone, se non per offenderle. A quel punto, arrivò il mio ex direttore di rete (a quei tempi lavoravo a TeleCivitavecchia) e mi avvertì con fare molto grave che le persone non sono quello che sembrano essere e che non mi dovevo fidare di ciò che avrei visto e che sentito. E così mi concentrai su ciò che vedevo e che sentivo e scoprii, con sconcerto, che quello che vedevo era pressoché tutto uguale, tranne qualche variazione, come la statua e il muro, ma quello che sentivo era indecifrabile e incomprensibile: sembrava che tutti parlassero una lingua che non conoscevo, fatta di parole italiane messe a caso. In quel momento mi sveglai.

Con il passare dei giorni, mi chiedevo del perché di tale sogno e non riuscivo a trovare una risposta. Poi, così come un fulmine a ciel sereno, poco dopo la befana, mi arrivò l'intuizione riguardando il film “The Mask”: affidandomi alla Legge del Contrappasso del mio scrittore preferito, rigirai la frase dettami dal mio ex direttore nel sogno: “Le persone non sono quello che sembrano essere” in “Le persone sono quello che sembrano essere” facendo cadere quella maschera ideale che la gente indossa per celare le proprie emozioni e per non far vedere i propri pensieri. Ciò non è un’idea molto originale, lo ammetto, ma era il germe di una storia che stava nascendo in quei minuti. Che voi ci crediate o no, mi sono messo davanti al mio pc, un ultrasofisticatissimo 386 con una stratosferica memoria ram di 256Mb, mi sono scrocchiato le ossa delle dita, ho iniziato a scrivere e ho finito la prima stesura della sceneggiatura in meno di 3 giorni.

Voi direte: Sceneggiatura? Niente soggetto? Niente scaletta? Nessuno studio di background dei personaggi e dell’ambientazione? No! Niente di tutto questo. Senza cercare di essere troppo vanitoso, posso dirvi di avere una specie di dono: riesco a scrivere le storie e a concluderle direttamente in forma di sceneggiatura. Non chiedetemi come faccio che tanto vi rispondo che non lo so, vi posso dire solo che le storie mi vengono così da sole, si scrivono da sole e a oggi, nonostante la veneranda età di 36 anni e il cervello che fa acqua da tutte le parti, riesco ancora a elaborare alla perfezione il percorso formativo che compie la mia idea fino a quando non viene tradotta in parola. Come dice una mia amica scrittrice, a cui voglio un mondo di bene, “lascio che la storia si scriva da sola e che i personaggi reagiscano in funzione ad essa”.

Quindi, nemmeno arriva la metà di Gennaio che già mi ritrovo tra le mani la prima stesura di un medio metraggio che ho sognato solo 18 giorni prima.

Tuttavia, in una cosa solo ho meditato sulla sceneggiatura: il luogo dove succede il fatto! Una mia ex collega di lavoro, un giorno, prima di tutto questo casino, mi raccontò che era stata al lago di Bolsena e che era stata in una isoletta dove c’è un palazzo diroccato che apparteneva alla famiglia Farnese. Mi sono documentato meglio (allora si andava ancora in biblioteca comunale a fare le ricerche, non esisteva internet, o Wikipedia e tantomeno GoogleMap) e ho scoperto che la città di Bolsena era famosa in ambito Cristiano perché lì si è verificato il sanguinamento di un’ostia appena consacrata durante una funzione religiosa che ha avuto nella chiesa di Santa Cristina, dando luogo alla festività del Corpus Domini. Religioso come sono, mi sono ripromesso di andarci. E per quel motivo ho ambientato la prima parte e l’ultima della storia proprio a Bolsena.

Da quel momento, la storia rimase lì, nel cassetto, in attesa di sviluppi futuri, anche perché in quel periodo ero attratto da un altro progetto molto più ambizioso: La Divina Commedia. Non starò qui a raccontarvi le vicissitudini che quest’altro progetto ha vissuto e sta vivendo tutt’ora, perché non basterebbe tutto lo spazio virtuale del WWW, WWW2 e del W3 per raccontarlo, ma siccome sono bastardo dentro, vi rimando a un’altra sezione apposita che poi creerò. Ma non mancheranno, comunque, dei riferimenti in questo progetto.

Tanto per abituarvi alla cosa, intendo i riferimenti, parallelamente all’avanzamento del progetto della Divina Commedia (da ora in poi LDC), nel Settembre del 2001 iniziai a lavorare a ReteOro (provate a indovinare qual'è stato il mio primo giorno effettivo di lavoro. Un aiutino? Non è il 3), altra televisione, questa volta a Roma, e tra tutti i programmi che mi dettero da montare ce ne erano due a cui mi sono molto affezionato: una era DDS – Dove di Sera e l’altra era Marathon. La prima parlava, e parla tutt’ora, di musica, arte e spettacolo a Roma e dintorni e l’altra di corse podistiche che si svolgono in tutto il Lazio, con qualche puntatina anche in Umbria. Mentre DDS mi apriva alle meraviglie dell’arte, Marathon, contrariamente ai miei interessi (odio il calcio e non mi vergogno a dirlo), mi affascinava molto perché ha quel senso di campalità e spostamento che è tipico di chi viaggia, solo che invece di spostarsi con l’auto o la moto, lo si fa con le proprie gambe, correndo. Io non corro per motivi fisici, ma mi sarebbe molto piaciuto concorrere a una di quelle gare, sentire la tensione che ti scende dalle gambe e se ne va, il sudore che pervade tutto il corpo e l’aria buona e fresca delle montagne e del mare. E soprattutto i luoghi che vai a visitare, i gusti e i sapori. Come Bolsena, appunto. Una gara che rientra nella categoria del GiroLago è proprio ambientata a Bolsena. Io avevo il compito di montare la telecronaca della gara e vedendo le immagini, mi sono innamorato di quel posto. Ho visto il lago, i traghetti, le bancarelle, la piazza del comune, la chiesa di Santa Cristina e, procedendo nel montaggio, tutta la vegetazione e i piccoli comuni che stanno intorno al lago. Grandioso. Ci dovevo andare. E così fu. Presi armi, bagagli e fidanzata e partii alla volta di Bolsena. Non vi dico la bellezza e la calma di quel posto. Passeggiare in riva al mare, sedersi sull’erba sotto gli alberi a due-tre passi, contati, dall’acqua, mangiare in un ristorantino posto su una palafitta sull’acqua e, soprattutto, compiere un giro su un traghetto e arrivare sull’isola della villa disabitata e, sorpresa, non ci si poteva andare perché il Comune l’aveva chiuso al pubblico. Delusione grandissima. Allora lì presi due decisioni: la prima era quella di inventarmi un programma itinerante che mi permettesse di scendere sull’isola e fare le riprese, magari associando la corsa alla cucina, e l’altra era quella di ambientare definitivamente la storia-sogno che ho scritto proprio a Bolsena e far scendere i protagonisti sull’isola e fare le riprese. Comunque sarebbe andata, avrei fatto lo stesso le riprese sull’isola.

Così, tornato a casa, aprii il cassetto, presi il floppy (ah, ora avevo un fantascientifico 486) e smadonnai: il floppy aveva un problema a un settore della traccia vattelappesca e il pc non poteva aprire il file. Panico! Non mi ero fatto neanche una copia di riserva. Da quel momento in poi iniziai ad addentrarmi nei meandri e i segreti di Winzoz. Lo studiai a fondo e mi rivolsi ad amici e negozi per trovare una soluzione: non potevo ricominciare a scrivere di nuovo tutto da capo!!!!

In breve, dopo tanto cercare, trovai una buonanima che mi girò un programmino che avrebbe potuto risolvermi tutti i problemi, ma mi consigliò di passare a un supporto un po’ più affidabile: tale CD-ROM. E’ dai tempi di Superflash, quando il compianto Mike Bongiorno presentò all’Italia intera il disco argentato, che conosco questo supporto, ma l’ho sempre utilizzato per ascoltare la musica (in realtà affittavo i CD in un negozio, li copiavo su cassetta e poi li riportavo al negozio). Ora, invece, mi si presentava davanti la possibilità di archiviare i miei dati su questo affare. Fantastico!!!! Lo comprai e lo installai: ormai il pc e Winzoz non avevano più segreti per me. Chiusi la scatola infernale, accesi il pc e quando Winzoz sentì che c’era qualcosa di nuovo, evidentemente non gli piacque e me lo disse con una bella schermata blu. Panico! Era la prima volta che vedevo una cosa del genere!!!!! Che roba è? Dopo un momento di smarrimento, iniziai a leggere ma non feci in tempo, perché Winzoz si riavviò da solo. E stavolta, invece di ripartire, mi fece una schermata nera con una scelta da effettuare tra varie opzioni. Ancora!?!? E che roba è st’altra? Capii che evidentemente Winzoz aveva qualche altro segreto da rivelarmi. Tentai e ritentai e finalmente scoprii che la Modalità Provvisoria è il tuo Dio e che se avessi cercato con meno superficialità dentro la scatola del masterizzatore, avrei potuto risolvere i miei problemi con un cd allegato. Vabbè! Si impara dai propri errori, e a proposito di errori, dopo aver scavato fosse e scavalcato montagne al fine di recuperare il famigerato file.doc della sceneggiatura, rileggendolo, capii: dovevo ricominciare a scrivere di nuovo tutto da capo!!!!

Dovevo punto e basta. E non perché era scritto da cani, dopotutto era la mia prima sceneggiatura, ma perché le idee che mi si sono addensati nella testa richiedevano una rielaborazione del testo in modo radicale e che probabilmente da un medio sarebbe divenuto un lungo! Mi rimboccai le maniche, accantonai momentaneamente LDC e inizia a scrivere di nuovo. Questa volta ci misi 2 mesi e mezzo! Ragazzi, le idee erano davvero tante, ma proprio tante e le scartai una ad una, scrivendo e riscrivendo pezzi interi di sceneggiatura. Alla fine partorii la prima stesura ufficiale del lungometraggio. Mancava il titolo.

Un giorno si stava parlando dei progetti che l’allora Governo stava varando per quanto riguardava le Grandi Opere e del Ponte sullo Stretto di Messina. Mio padre ricordava di mio nonno che guidava i traghetti della ferrovia e che questo ponte avrebbe portato disoccupazione e cose del genere. Non so per quale motivo, chiesi a mio padre il nome del traghetto e mio padre, in tutta la sua fierezza sicula, pronunciò il nome: CARONTE. Da lì capii molte cose: perché mio padre si chiama Dante, perché mio nonno mi parlava tanto de LDC, nonostante la odiassi con tutta la mia anima (poiché a scuola te la propinavano a forza con l’imbuto) e iniziavo a vederci un disegno divino in avvenimenti e cose che mi capitavano: la mia data di nascita (che, oltretutto, vista graficamente, sembra riflessa a sé stessa, contrappasso quindi), il nome di mio padre, la casa in cui abitavo nel momento in cui mi è venuta l’ispirazione di adattare LDC in sceneggiatura (cioè la terza abitazione da quando sono nato), il numero civico (34: 3+4=7, e 3 numero perfetto), l’interno dell’appartamento in cui abitavo in quel momento (9, multiplo di 3) e tanti altri fattori, come la linea C dell’autobus che mi portava dritto dritto alla stazione per andare al lavoro (Ostiense= III fermata da San Pietro + autobus 30 express che mi fermava davanti al palazzo della “3”, la telefonia + il civico dello studio televisivo, il 53) e tutte quelle cose che mi riportano al numero 3 o multiplo di 3 e il numero 7 (i peccati capitali). Due numeri, questi, di forte influenza esoterica e fondamento principale per quella che io chiamo LA MATEMATICA DI DANTE.

Ho iniziato ad adorare Dante da quando ho iniziato a leggere per fatti miei LDC (sono arrivato alla quinta rilettura): mi chiedevo come mai un uomo è riuscito a fare un viaggio nell’aldilà ed è riuscito a tornare tra di noi per raccontare quello che ha visto e soprattutto perché! A scuola, nei pochi momenti che ero attento lo spiegavano, ma era una spiegazione troppo blanda per essere ascoltata da dei ragazzi in pieno bombardamento ormonale. Quell’anno solo un romanzo riuscì a fare breccia alla nostra attenzione: I PROMESSI SPOSI (IPS), solo perché la RAI trasmetteva la fiction con l’Albertone Nazionale e la sua parodia con l’ineguagliato Trio, anche se l’altro Trio non li fa rimpiangere poi così tanto! Fatto sta che IPS sbancarono sia nell’auditel che nelle discussioni sui banchi di scuola e de LDC neanche ce la ricordavamo più. Tanto che quell’anno uscì un titolo di esame che aveva a che fare proprio con IPS. Che vorrà dire? Ancora non lo sapevo, ma la pulce iniziava a ronzarmi nell’orecchio.

Bla Bla Bla, Bla BlaBla, e arrivai nell’anno che durante un esame di maturità, all’uscita del tema di italiano, un titolo riguardava LDC. Un ragazzo, evidentemente alterato, si chiese come fosse possibile che la commissione di stato che decide i temi d’esame abbia messo un titolo su Dante. “Ma non lo sanno che non si studia più?

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Apriti cielo!!!

Ecco l’”Alidant-pensiero”: Come è possibile che a scuola non studiano più Dante? Colui che è considerato il padre della lingua italiana, l’autore di punta della storia della letteratura italiana che non viene più studiato nelle scuole italiane?!?!?! Il fuoco mi pervase e mi salì una rabbia… e allora feci una cosa: ma ve la racconterò nella sezione apposita! Ah ah ah!!!

Feci però anche un’altra cosa: per vendetta o per ripicca, non lo so più ormai, ma anche per onorare la memoria di mio nonno, decisi di dare come titolo al mio pseudo-film il nome del traghettatore degli inferi, Caronte, e di giustificare tale titolo dando quel nome al traghetto su cui salgono i protagonisti della storia (che prima erano 5 amici, poi sono diventati 3 fratelli). La storia era pronta, ora bisognava trovare il modo di farlo diventare un film. Ma questo ve lo dirò alla prossima lettera.

Per ora un abbraccio a tutti e grazie di essere arrivati fino a questa riga.


Lunga Vita e Prosperità…
al Cinema Italiano!!!

martedì 24 novembre 2009

24.11.09 - Benvenuti

Benvenuti nel mio blog.

Mi sono chiesto molte volte se era una buona idea creare un diario on-line sulle difficoltà che sto incontrando nella realizzazione del mio primo film e con il passare del tempo, inconsapevolmente, compivo sempre di più un piccolo passo verso la sua creazione. Cosa mi ha fatto decidere a farlo? Un film molto divertente: "Julie & Julia" con la bravissima Meryl Streep.

Ma fare un blog, per chi lo sa, è una cosa impegnativa, deve essere continuamente aggiornato e implica un resoconto di tutto quello che ci succede a noi e attorno a noi.
Probabilmente, in questo diario divagherò abbastanza, ma cercherò di rispettare l'obiettivo (per scrivere questa parola ho dovuto fare una ricerca su Wikipedia, perchè avevo il dubbio che si scrivesse con due "b") che mi sono prefissato quando ho creato questo blog.

Potrebbe sembrare palese dal titolo di cosa parlerò, ma è il sottotitolo ad essere il vero titolo del blog: "Diario di Produzione di un film difficile da realizzare!". Dietro a queste parole si cela una realtà sconvolgente. Per chi opera nel campo del cinema e per chi lo ama, come me, e ne sente la necessità di contribuire nella sua "rinascita" a livello internazionale è una vera e propria corsa ad ostacoli, per via dell'ottusità di gente che sta seduta dietro a una scrivania e giudica cosa si può fare e cosa no. Ma non vi preoccupate, ci saranno momenti in cui ne parlerò più diffusamente.

Per ora mi limito a darvi il benvenuto a questo mio spazio e spero che con queste mie parole qualcosa si possa muovere, ad iniziare dall'umus che anima la vera essenza del cinema, sia italiano che internazionale: La Produzione Indipendente.

Lunga Vita e Prosperità...
al Cinema Italiano!!!